Negli ultimi anni si è registrato un aumento costante della prevalenza, e probabilmente anche dell’incidenza, dei Disturbi dello Spettro Autistico. Stime più recenti relative al territorio italiano indicano una prevalenza nella popolazione fino a 18 anni del 2,3-9/1000 (dati Emilia-Romagna & Piemonte) e tra il 2,8/1000 e il 4,2/1000 nell’età della scuola primaria. Contestualmente l’età in cui viene individuato il disturbo si è progressivamente abbassata ed oggi, sempre più spesso, è possibile formulare il sospetto diagnostico tra i 16-18 e i 24 mesi. Naturalmente la possibilità di anticipare la diagnosi consente una più tempestiva presa in carico terapeutica. E’stato dimostrato che l’intervento precoce, prima dei 24 mesi cioè, può modificare la storia naturale dell’Autismo determinando un notevole miglioramento degli outcome [Kasari et al, 2012].
Secondo uno studio pilota che si sta implementando in Regione Campania dietro la guida tecnico-scientifica del Gruppo nazionale di lavoro costituito dal Network Italiano per il riconoscimento precoce dei Disturbi dello spettro Autistico (NIDA) coordinato dall’Istituto Superiore Sanità, dall’Università di Trento e da diversi IRCCS che da alcuni anni lavorano alla messa a punto del “Modello Italiano di diagnosi e intervento per i disturbi dello spettro autistico”, la migliore pratica attuale relativa agli interventi precoci dovrebbe considerare una combinazione di interventi mutuati sia dall’approccio comportamentale che da quello evolutivo, dovrebbe iniziare il prima possibile, essere intensiva e svolgersi in tutti i contesti di vita del bambino.
In particolare, confrontando i programmi di intervento per soggetti in età scolare con quelli rivolti a bambini molto piccoli (<3 anni), si è evidenziato un ricorso più frequente agli approcci basati sullo sviluppo o pragmatici, che coinvolgono in modo più intensivo i genitori ed hanno come obiettivo generale il miglioramento della comunicazione e dell’interazione sociale [Zwaigenbaum et al, 2015]. L’intervento “Multimodale precoce per bambini con disturbo dello spettro autistico”, oggetto dello studio di cui sopra, ha come punti di riferimento il bambino, la famiglia e gli operatori scolastici e si articola in diversi setting e ambienti: centro di riabilitazione (presso il quale il bambino frequenta terapia individuale neuropsicomotoria e/o logopedica), casa, scuola (intervento scolastico di supporto educativo effettuato dal terapista), coinvolgendo così più figure professionali. Esso ha un’intensività decrescente in rapporto alla diversa modulazione temporale delle attività e prevede l’integrazione di un modello basato sulla comunicazione e l’interazione sociale secondo l’approccio evolutivo, individuato come modello OPeN, con un intervento mediato dai genitori, ispirato al PACT (Pre-school Autism Communication Therapy) e con attività di supporto psicoeducativo scolastico. Tutte le procedure utilizzate sono standardizzate e manualizzate, per essere replicabili e confrontabili e, gli interventi, sono modulati nel rispetto della sostenibilità non solo economico-finanziaria, ma anche in termini di impatto sulle risorse psicoemotive, organizzative e trasformative del sistema famiglia.
L’intento dello studio è quello di implementare e valutare l’efficacia di un intervento per i bambini in età prescolare, articolato nell’ambito abilitativo, domiciliare e scolastico, che integri modelli di terapia basati sulla comunicazione e l’interazione sociale, con modelli di terapia mediata dai genitori. Noi di ANUPI TNPEE sosteniamo il modello italiano come ottica riabilitativa evolutiva e precoce.
Responsabili dello Studio
Dott. Goffredo Scuccimarra – Fondazione Istituto Antoniano
Dott.ssa Giovanna Gison – Centro Medico riabilitativo Pompei, Comitato Scientifico ANUPI TNPEE
Dott. Andrea Bonifacio – La Casa dei Giochi onlus, Presidente Direttivo Nazionale ANUPI TNPEE