Dedicato a Eraldo

eraldo-003

eraldo-003Mai avrei voluto scrivere parole PER ricordare la figura di Eraldo, perché per 40 anni ho scambiato parole CON Eraldo e non è  facile parlare DI lui perché era, per sua intima natura, molto schivo. In tutti questi 40 anni di frequentazione quasi quotidiana ho imparato a conoscerne difetti e virtù, apprezzarne il pensiero, la cultura, le capacità introspettive e la sensibilità che spesso non appariva se non nei sui scritti in cui dava il meglio di sè.

Eravamo giovani colleghi di scuola nei primi anni 70, anni piuttosto complicati anche per i pensieri che come insegnanti ed educatori abbiamo dovuto condividere: insegnavamo negli stessi corsi e vi assicuro che aveva un senso profondo di protezione verso i suoi alunni tant’è che era da loro amatissimo.

In quegli anni aveva scoperto sia il teatro che il cinema, che concepiva come mezzi educativi importanti per la socializzazione dei ragazzi. Forse per questi interessi si è avvicinato al mondo della psicomotricità e per anni ha voluto formarsi anche attraverso esperienze pratiche, lui che certo non era fisicamente predisposto all’azione.

Ma da allora, quasi per una nemesi storica, si è sempre interessato all’azione: è sua la distinzione fra azione e movimento che per gli addetti ai lavori è stata determinante per comprendere lo specifico della professione.

Questo suo lavoro di ricerca personale, sempre in sintonia con l’accompagnamento teorico, l’ha portato ad avere un ruolo fondamentale nella stesura di alcuni testi.

È dei primi anni 80 il  libro “ Il labirinto e le tracce “: una miniera di idee per tutti  coloro che si sono affacciati al mondo della psicomotricità. Ricordo le prime considerazioni sull’osservazione come patto di alleanza, sulla relazione terapeutica e i primi approfondimenti riguardanti le categorie analogiche (riflessioni sullo spazio, sul tempo, le posture, gli oggetti ecc) che ancora oggi sono degli indicatori fondamentali per la pratica psicomotoria e per gli insegnamenti all’Università.

eraldo-001È degli anni 90 uno sviluppo teorico e pratico di quei temi che sono ben custoditi in un libro che non a caso s’intitola LA COSTRUZIONE DEL SENSO. Osservazione e interpretazione. Con questo lavoro per primo in Italia ha proposto un approfondimento della tecnica della microanalisi, modalità di osservazione che poi utilizzerà sempre nel grande lavoro di formazione.

Nei primi anni 2000 ha un ruolo fondamentale nella stesura del libro “IL CONTRATTO TERAPEUTICO IN TERAPIA PSICOMOTORIA. Dall’osservazione al progetto “.

Anche in questo lavoro ha saputo tracciare i fondamenti teorici che ancor oggi costituiscono la base per la formazione degli studenti che a Padova hanno potuto apprezzarne i contenuti.

Nella sua ultima uscita pubblica ha presentato il libro “ CORPO E MENTE IN PSICOMOTRICITA’” in cui riprende alcuni temi fondamentali quali l’osservazione , la narrazione e l’intersoggettività. Il titolo originale di questo lavoro, poi modificato per esigenze editoriali, era “PENSARE IL FARE” che sintetizza perfettamente il tema della sua ricerca.

eraldo-005Ma negli ultimi 10 anni tutte le sue energie psichiche e fisiche sono state impiegate per il progetto Conca d’Oro: per lui è stato come trovare una sintesi fra i suoi studi sia nella semiotica che in psicomotricità e le sue origini. Non era un’intellettuale che contemplava la realtà, perché nel contesto della fattoria Conca d’Oro si è calato completamente, facendola diventare una questione vitale, lavorando come operaio e riflettendo come  ricercatore.

Tutti noi ricordiamo la sua immagine, cappelli bianchi al vento, tuta blu da lavoratore, con le mani nei fianchi, completamente immerso nei campi appena arati, in cui non c’era nemmeno una piantina. Con un pensiero in testa: “Ed ora che facciamo?”: era il momento del coraggio e della determinazione, ma anche quello della raccolta di tutte le energie psichiche e fisiche mai lesinate, per realizzare quello che allora chiamavamo sogno.

Ma qualche tempo dopo lo ricordiamo tutti in giacca e cravatta con la zappa in mano impegnato nel diserbo o sotto il sole d’agosto a raccogliere lamponi o ancora a far mattina lavando i piatti al ristorante. Era così: lo potevi trovare in campo a raccogliere patate con i ragazzi e poco dopo, ancora con le scarpe infangate, a discutere del senso del lavoro con loro e a inventarsi la formula del problem setting. Potevi trovarlo a tagliar cipolle o ad analizzare con “ le terapiste autistiche “ (che amava particolarmente) le video registrazioni delle loro attività, per ricavarne dei pensieri originali sull’autismo.

Sul lavoro in fattoria ha scritto pagine memorabili, che non sono ancora pubblicate, perché la malattia che ne ha fiaccato il corpo, ma non la mente, non gli ha consentito di completare questo lavoro a cui teneva moltissimo e che ci ha affidato come suo unico testamento.  eraldo-007Le sue ultime parole, raccolte assieme a Paola, sono state letteralmente: “ help … aiutare gli altri per quanto possibile … formazione sulla formazione, per chi lavora con le mani nelle fattorie”.

Con la paura di non farcela, perché senza di lui mi sembra che mi manchi metà cervello, ma con l’aiuto di Francesco, della moglie Paola e di chi vorrà darci una mano, raccoglieremo tutti i suoi ultimi scritti, ben sapendo che il suo pensiero non finirà con lui.

È infatti mia intenzione con l’aiuto di molti amici comuni, di dar vita ad un centro studi a lui dedicato, che dia ai giovani la possibilità di studiare e di fare esperienza.

Della sua vita privata non vorrei dire nulla, solo che ha vissuto con grande dignità e signorilità, lui di origini contadine di cui si vantava. Non ha mai cercato il profitto, ma solo e sempre la protezione dei suoi cari, cui lascia un’enorme eredità morale e un grande insegnamento: ha saputo superare i momenti difficilissimi della sua vita, immergendosi nello studio.

Infine un ringraziamento a tutti coloro che hanno voluto regalargli gli ultimi mesi di permanenza a casa, attraverso donazioni che lui, sia pur con pudore, ha accettato perché testimoniavano affetto e stima, che l’hanno perfino sorpreso.

 

Fabio Comunello

CONDIVIDI
Torna in alto